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Cartografia. Asia: 'Ci siamo resi conto che Google Maps mentiva'
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Articolo di Redazione
27 dicembre 2016 9:56
 
 Jean-Christophe Victor, creatore della famosa trasmissione “le Dessous des cartes” (ndr al di sotto delle mappe) che va in onda su Arte, ha pubblicato, per le edizioni Tallandier “Dessous des cartes Asie” (ndr al di sotto delle mappe – Asia), un’opera di 143 pagine e 120 mappe dedicata a questo vasto continente in cui abita piu’ della meta’ della popolazione mondiale. L’atlante decripta le grandi problematiche interregionali, come l’urbanizzazione, l’acqua, i trasporti o la presenza delle donne in politica. Si concentra anche su casi particolari come il misterioso sultanato del Brunei o le forze che lacerano il Kashmir.
D. Perche’ un atlante sull’Asia?
R. Tutte le osservazioni mostrano che da venti anni, il centro del mondo si e’ progressivamente spostato nella regione -anche se non si puo’ parlare di “continente" in senso geografico, non piu’ del continente europeo, che non e’ che una penisola nell’ovest dell’Eurasia. Il secondo motivo e’ che si tratta della regione del mondo che io amo e conosco meglio.
D. Abitualmente si sente che, nel 2025, la Cina sara’ la prima potenza economica al mondo…
R. Anche se questo e’ esatto a parita’ di potere d’acquisto, e’ per esempio completamente falso in termini di reddito per persona. Per comparare gli Stati Uniti e la Cina, si sono cercati quelli che sono gli strumenti della potenza e se ne sono parametrati una quindicina. Sono stati tradotti in grafica, ed e’ molto loquace: si vede che la Cina ha ancora della strada da percorrere. La mappa della corruzione e’ anche molto efficace. In un altro ambito, quello delle rotte marine e’ molto bella e permette di ricordare che l’82% del commercio mondiale si fa via mare.
D. Che scoperte ha fatto?
R. Ci siamo resi conto che Google Maps mentiva. E’ molto fastidioso perche’ e’ sempre piu’ preso come punto di riferimento. Un Paese si esprime attraverso il posizionamento delle sue frontiere, che possono essere stabili o contese. Per esempio, Pechino pubblica delle mappe con la propria visione delle sue frontiere col Giappone o con l’India. New Delhi, dal suo canto, produce le proprie mappe. Ora, Google Maps ha scelto di non prendere i punti di riferimento internazionali, che sono le mappe delle Nazioni Unite, e di adattarsi alla visione delle singole parti.
Si e’ domandato a dei ricercatori cinesi, giapponesi, indiani, di fare dei test, e si e’ potuto vedere che se si e’ a Pechino c’e’ una certa frontiera con l’Himalaya e che a New Delhi ce n’e’ un’altra. Lo stesso problema esiste sulla rappresentazione del Sahara occidentale, del Cile, della Crimea, di Israele… Google accetta di fare sparire dei territori interi per conquistare dei mercati. E’ una cattiva disonesta’ intellettuale.
D. Cosa dicono le ricerche del futuro del continente?
R. L’Asia e’ riuscita nella sua crescita essenzialmente appoggiandosi sulla sua dinamica demografica. In quindici anni, essa ha creato una classe media di 600 milioni di persone, per la maggior parte uscite dalla poverta’. Ora, si vede nettamente che, da cinque anni, la base della sua piramide dell’eta’ si restringe molto, e nello stesso tempo che il tasso di scolarita’ delle bambine aumenta. In Giappone, il 26% della popolazione ha gia’ piu’ di 65 anni. A partire dal 2035, la curva di aumento della popolazione dell’Asia si piega e il continente perdera’ il suo vantaggio demografico.
D. Lei, cosa non ha potuto realizzare?
R. Non si puo’ cartografare tutto. E’ molto difficile “spazializzare” i rifugiati, gli spostamenti della popolazione. Si possono mettere delle frecce per rappresentare dei flussi generali, ma per rendere conto degli spostamenti dei Rohingyas della Birmania, quale grado di precisione ed acutezza abbiamo?
Un altro problema e’ che i flussi numerici non si traducono in geografia, anche se si possiedono i dati. Si e’ voluta rappresentare la copertura mondiale di Facebook. Ora, se si possono cartografare i cavi sottomarini attraverso i quali i dati transitano, la rete di centinaia di satelliti che trasportano questa informazione non e’ trasferibile. Si puo’ con precisione conoscere chi spedisce e chi riceve una mail, ma non si sa da dove passa. Una rappresentazione cartografica di Facebook non fa che sovrapporsi solo sulle principali aree di crescita nel mondo. E’ perche’ questi flussi sono “virtuali”, che gli stessi si sono tanto sviluppati.

(intervista di Laurence Defranoux, pubblicata sul quotidiano Libération del 25/12/2016)
 
 
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