testata ADUC
Australia: quando le cellule staminali saltarono come canguri
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Massimo Lensi
20 marzo 2002 21:36
 
Fu Bruce Chatwin a definire il dedalo di sentieri invisibili che copre tutta l'Australia "Piste del Sogno" o "Vie dei Canti", mentre per gli aborigeni esse erano solo le "Vie della Legge". Agli occhi di chi osservi o analizzi il dibattito in corso in Australia sulle cellule staminali, puo' accadere di perdere il filo e di non vedere su quali Vie della Legge le varie proposte stiano camminando. Ministri e arcivescovi, deputati e giornalisti stanno dando vita anche nell'ex colonia penale britannica alla consueta e appassionante schermaglia a meta' strada tra il politico e lo scientifico, il religioso e il pragmatico, e come al solito a farne le spese sono i cittadini. Tutto il mondo e' paese....

Ad aprire le danze scende in pista il conservatore Kevin Andrews, ministro federale per la Terza Eta', che di recente ha proposto al Governo federale di proibire la clonazione terapeutica e l'uso degli embrioni a scopo di ricerca. Il ministro oltre a godere del favore della Chiesa Cattolica e della Australian Federation of Right of Life -il locale Movimento per la Vita- ha dalla sua tre dei sei Stati della federazione: Victoria, South Australia e West Australia.
Ma un piccolo salto all'indietro nel tempo a questo punto e' necessario: il ministro Andrew aveva ricevuto l'incarico di stendere una bozza di legge sulla base delle conclusioni di un apposito Comitato parlamentare. Quest'ultimo, terminato velocemente il dibattito, voto' all'unanimita' prima un documento a favore della ricerca sulle cellule staminali adulte e poi a maggioranza un provvedimento sull'utilizzo degli embrioni sovrannumerari nella ricerca sulle staminali embrionali ed una moratoria alla clonazione a scopo riproduttivo. Kevin Andrew era stato messo in minoranza.

Immancabili e fulminee sono arrivate le reazioni alla proposta del ministro della Terza Eta'. Peter Beattie, Premier del Queensland, ha lanciato accuse sulla miopia politica di Andrews e su come la sua proposta non sia altro che una esplicita volonta' di "fermare il progresso". Gli fa eco Bob Carr, Premier laburista del New South Wales che promette vie autonome e antagoniste nel caso il Governo federale dovesse tradurre in legge la proposta Andrews. Il Premier del Territorio della Capitale (ACT), Jon Stanhope, si e' dichiarato personalmente contrario al divieto pur rimettendosi alle decisioni federali. Sul quotidiano Sydney Morning Herald la proposta viene definita, prima ancora che sbagliata nel merito, un "tentativo di sovvertimento della democrazia". Il giornale ricorda inoltre un particolare inquietante del passato politico di Andrew: nel 1996 nel Territorio del Nord, a seguito del risultato di un referendum sull'eutanasia, il ministro della Terza Eta' si intromise promulgando, tra una marea di dubbi di legittimita', una legge che stravolse l'esito del voto popolare, ovviamente favorevole ad interventi legali di eutanasia. La Chiesa Cattolica, come abbiamo ricordato, sta giocando a favore di Andrew, mentre in quella Anglicana qualche voce fuori dal coro si e' decisa a rompere l'armonia ecumenica. George Browning, arcivescovo della Chiesa Anglicana di Canberra e Goulburn, e' riuscito a far approvare dal Sinodo della sua diocesi un documento a favore della ricerca sulle staminali embrionali e su tutte le altre possibili vie alternative. E tanto ha fatto che persino il Primate anglicano, il medico Peter Carnley, si e' schierato a favore della liberta' di scienza.

Il problema si e' complicato ulteriormente nel momento in cui e' finito nelle placide acque del Governo federale. Il Primo ministro, il liberale John Howard, come un novello Ponzio Pilato ha concluso ambiguamente l'esame del provvedimento, dichiarando di voler sottoporre la proposta Andrew al prossimo incontro del Consiglio dei Governi, previsto per il 5 aprile. Quest'ultimo organo riunisce i Premier dei sei Stati federali australiani. In Parlamento lo scontro potrebbe lasciare molti cadaveri sul campo e i partiti sono indecisi sulla possibilita' di lasciare liberta' di voto ai propri deputati. Poco chiaro e' pero' il potere in questo caso del Parlamento australiano, composto da Camera bassa e Senato. Il vero dilemma, tutto politico, e' dunque: chi decide? Il ministro Andrew, il Primo ministro Howard, il Parlamento oppure il Consiglio dei Governi? Una vera patata bollente che gli attori di questa commedia si stanno tirando reciprocamente addosso, gli uni con gli altri in una altalena di interpretazioni e dissensi da far invidia ad un qualsiasi staterello di giovin fattura, senza grandi tradizioni istituzionali. Se da una parte il Parlamento rischia di approvare una legge federale, in probabile contrasto con differenti decisioni statali in materia, dall'altra il Consiglio deve cercare una difficile armonia tutta da inventare, ma necessaria per giungere ad una decisione finale che metta d'accordo i sei Governatori. Il ministro della Salute dello Stato di Victoria, John Thwaites, per esempio auspica regole comuni in tutti gli Stati australiani, senza scordare peraltro che in quello Stato vige la proibizione sull'uso di embrioni, mentre il gia' citato Bob Carr mette le mani avanti individuando nel Governo del Commonwealth il giudice naturale della tenzone. Chi piu' ne ha, piu' ne metta, verrebbe da aggiungere.

La variegata carrellata ha da concludersi riportando un timore perfidamente sottolineato dalla stampa australiana, quello cioe' della possibile fuga di cervelli e capitali in caso di ratifica federale della Proposta Andrew. Alcune industrie australiane sono in prima linea nella ricerca sulle cellule staminali embrionali e di proprieta' australiana sono molte delle linee di staminali registrate al NIH (quelle, per ricordare, permesse anche dal Presidente statunitense Bush). La principale di queste industrie, la Bresagen, detiene gran parte di queste linee, ma ha rassicurato l'opinione pubblica, non prevedendo nessun tipo di esilio industriale in caso di approvazione del bando, anche perche' e' gia' in possesso delle linee cellulari ed ha una filiale che opera a Singapore.

Tornando al dilemma istituzionale dobbiamo dire che la Costituzione dell'Australia -Stato federale indipendente nell'ambito del Commonwealth britannico- del 1901 non e' chiara, e non aiuta a trovare quel necessario filo della matassa per dipanare i dilemmi. Che potrebbe pero' essere solo uno, anzi due: la salute dei cittadini e l'avanzamento della ricerca scientifica.
In fondo il problema e' racchiuso, di fatto e di diritto, in questa "Via della Legge" per ora oscura e lontana, nel trovare dunque una soluzione giuridica e politica in grado di salvare le posizioni ormai ufficiali di tre Stati della federazione contro gli altri tre. Una secessione ci sembra inopportuna e improbabile, almeno su questi temi, ma una domanda sorge spontanea:gli aborigeni, antichi viandanti delle Vie della Legge, cosa ne penseranno?
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS