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Aleppo. Scattando la foto del mio nuovo figlio, l'ho immaginato sotto le macerie
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Articolo di Redazione
28 novembre 2016 18:02
 
 Il quotidiano Libération ha scelto di dare regolarmene la parola agli abitanti della citta' siriana. Essi raccontano la loro vita quotidiana in un Paese impantanato in una guerra senza fine.  Oggi, Abou Taym al-Halabi, fotoreporter di 22 anni
Io lavoro per diverse agenzie stampa locali ad Aleppo e non mi sono fermato in questi ultimi tempi. Ogni volta che c'e' un bombardamento, inforco il mio motorino e mi precipito sul luogo. Scatto foto e faccio video delle distruzioni e aiuto nei soccorsi. La settimana scorsa, ho passato diverse ore nel quartiere di Katerji dove un terribile bombardamento ha fatto 28 morti. Mente prendevo le immagini delle donne e dei bambini intrappolati sotto le macerie, non ho potuto fare a meno di pensare alla mia donna che e' quasi prossima a partorire.
Due giorni dopo, quando ho ricevuto sul mio portatile il messaggio che mio figlio era nato, sono corso a casa per vederlo. Ho visto il mio bel bimbo intero e in buona salute nella braccia di sua madre. Prima di abbracciare entrambi, ho messo fuori la mia macchina ed ho scattato le prime fotografie. E anche li' ho immaginato di trovare il mio nuovo figlio sotto le macerie: Taym sta per essere estratto da sotto le pietre dopo un bombardamento. Ma ho subito mandato via l'immagine dalla mia testa rimettendo la mia sorte a Dio. 
 
 
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