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Aleppo. Chehab, 7 anni, il solo sopravvissuto della sua famiglia. Puo' essere contento di essere stato salvato?
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Articolo di Redazione
5 ottobre 2016 11:30
 
  Il quotidiano Libération ha scelto di dare regolarmene la parola agli abitanti della citta' siriana. Essi raccontano la loro vita quotidiana in un Paese impantanato in una guerra senza fine. Oggi e' la volta di Ammar, addetto al pronto soccorso della protezione civile.
Un palazzo di tre piani del quartiere Bustan Al-Bash e' sprofondato sui suoi abitanti dopo un raid aereo lunedi' all'alba. Eravamo cinque addetti e siamo arrivati sul luogo per cominciare le ricerche. Dei grossi blocchi di calcestruzzo, cascati in mille pezzi rendevano l'accesso molto difficile. E' stato prima necessario spostare con la gru tre grandi prezzi, poi abbiamo cominciato a distinguere delle forme umane sepolte sotto le macerie. Abbiamo tirato fuori il corpo del primo uomo, poi di una donna e ancora altri fino ad una decina di corpi senza vita.
Dopo sei ore di lavoro, abbiamo inteso un gemito. Io ho introdotto la mia torcia tra due blocchi di pietre ed ho intravisto le gambe di un bambino. Gli ho parlato, e lui mi ha risposto dicendomi che si chiamava Chehab. Il piu' esile di noi si e' allora infilato tra le pietre fino al bambino per farlo uscire da li' sotto.
Completamente stordito, il ragazzo di 7 anni non capiva dove era e chi noi fossimo. Gli abbiamo versato dell'acqua fresca sulla testa per levargli la polvere e risvegliarlo. Quando si e' ripreso, ci ha detto che stava dormendo nell'appartamento dei suoi genitori e dei suoi quattro fratelli e sorelle. Chehab era il solo sopravvissuto della sua famiglia. Come pio' essere contento di essere stato salvato?

(articolo pubblicato sul quotidiano Libération del 05/10/2016)
 
 
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